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L'immagine della settimana

Un film Minecraft

Editoriale 16/2025

Chi nasce tondo

Il 22 aprile ricorre il cosiddetto Earth Day, la Giornata mondiale della Terra, e quale soluzione migliore ai problemi che affliggono il pianeta che immaginare una realtà parallela in cui costruire una casa non abbia alcun impatto effettivo, e soprattutto non costi nulla, indipendentemente da dimensioni ed esigenze di chi ci abita? Un film Minecraft deve innanzitutto ricordare a sé stesso di essere “un film”, tanto da ribadirlo nel titolo, allo stesso modo in cui le costruzioni bizzarre che i giocatori creano da zero assemblando i materiali a disposizione dentro l’omonimo videogame potrebbero alla lontana ricordare i corrispettivi sulla Terra. Soltanto che in questa dimensione magica è tutto (s)quadrato, la curva è impossibile, e infatti gli umani vengono chiamati “gli arrotondati”, forse perché ancora imprecisi, da arrotondare appunto, difetto più difetto meno, a differenza della meccanica infallibile dei pixel che però dà risultati unicamente poligonali. Spigoli a parte, quello di Minecraft rappresenta allora davvero un futuro perfetto, come il titolo di un bellissimo libro di Steven Johnson sulle “reti tra pari”: il videogioco più venduto di sempre si basa su un sistema sandbox, per cui ogni giocatore, una volta raccolte le unità-base di cui ha bisogno picconando qualsiasi superficie disponibile (da qui la metafora della miniera), può dare sfogo alla propria creatività innalzando qualunque tipo di struttura. Inoltre, la grafica “a mattoncini” è molto più semplice per essere riprodotta dai bambini nei loro disegni (garantito da giornate passate in classi elementari interamente ossessionate dal fenomeno). I protagonisti del film campione di incassi al box office mondiale (il secondo più visto del 2025 finora, e il secondo miglior esordio di sempre per un’opera tratta da un videogame) sono tutti degli spiantati senza un tetto sulla testa (molto simili ai junkies che affollano le storie della prima parte della carriera del regista, Jared Hess, che per un po’ di tempo era stato salutato come una specie di Todd Solondz nerd), e non si capisce perché alla fine decidano di ritornare qui, in questa dimensione in cui gli affitti sono inaccessibili, il diritto alla casa un miraggio, continuare a costruire significa inevitabilmente alterare un ecosistema già fatalmente provato. Invece magari di restarsene lì dove l’anima responsive dell’ambiente circostante è perfetta per valorizzare le loro qualità (cattivi compresi) di pensatori fuori dagli schemi (in inglese si direbbe “outside the box”) dileggiate dall’altra parte dalle istituzioni ufficiali, dalla scuola alle fabbriche ai talent show. Le figure di questo nostro mondo bloccato in un passato difficile da superare troveranno nell’universo al di là del portale la possibilità di poter controllare ancora una natura che ogni giorno ci appare invece sempre più ostile, l’illusione di poter ancora addomesticare, governare, piegare a una dinamica di causa/effetto, dunque di poter umanizzare uno spazio esterno che fuori dalle nostre finestre è invece sempre più minaccioso e inspiegabile. Soprattutto, di poterlo ancora leggere: le reazioni scomposte del giovane pubblico che sta riempiendo le sale di fronte alle decine di ammiccamenti cifrati che il film nasconde tra le immagini, rivolti ai fan del gioco, raccontano meglio di mille saggi il rapporto mutato che abbiamo con il concetto di “realtà interna” che ogni contenuto veicola. Nel mondo di Un film Minecraft, d’altronde, viene costantemente chiamata e creduta “una sfera” quello che con ogni evidenza è un cubo.

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